di Giovanna Girardi
In una cittadina del Missouri un uomo (Ben Affleck) torna a casa e la trova stranamente sottosopra. Teme il rapimento della moglie (Rosamund Pike) e chiama la polizia.
La polizia comincia a indagare sul caso e i più semplici indizi sembrano incastrare il marito come colpevole. Per gli spettatori, che imparano a conoscere da vicino Ben Affleck, la situazione non è chiara, ma per media e masse si tratta ovviamente di uxoricidio.
Eppure Gone Girl è un giallo, nessuno degli spettatori potrebbe credere così facilmente alla colpevolezza di Ben. E infatti l'ispettrice di polizia che si occupa del caso non ha paura di avvertirci a chiare lettere, rispondendo a un suo collega paurosamente privo di spessore, che "spesso la soluzione più semplice non è quella vera".
Quindi - forse anche troppo presto e in modo abbastanza brusco - veniamo catapultati nella versione reale dei fatti, dove una moglie psicopatica ha architettato la messa in scena del suo omicidio per incastrare il marito, e si nasconde in un motel sperduto tra i boschi facendosi letteralmente del male.
(Ma perché? Perché questa donna è ossessionata dall'incastrare gli uomini con cui sta? La ragione è a malapena accennata, e potrebbe essere il malsano rapporto coi genitori che hanno usato il suo nome per creare tra le pagine dei libri l'immagine di una figlia perfetta. Forse però: azzardo.)
Ebbene, il povero Ben Affleck è appeso a un filo perché nello stato del Missouri applicano la pena di morte. Cosa farà a questo punto Fincher (o l'autore del libro da cui il film è tratto)? Non ci dà una soluzione totalmente a favore dell'uno o dell'altra. Non ci dà né il bramato happy ending, dove Ben Affleck viene scagionato e la moglie incarcerata, e non ci dà nemmeno la tragedia, dove la moglie se la squaglia e lascia il marito nel braccio della morte. Ci dà una via di mezzo.
Di successo?
Personalmente non amo il thriller, ma so unire i puntini: che ne è delle settimane di video ripresi nella casa del riccone ucciso? La comparsata di Rosamund Pike legata e urlante dura sì e no 30 secondi e non vale i giorni seduta tranquilla a guardare la TV. Che ne è poi delle indagini sul riccone ucciso? Non è possibile che la polizia, anzi l'FBI - perché con un saggio deus ex machina il caso è stato tolto all'ispettrice che iniziava a capirne qualcosa - non indaghi sull'omicidio dell'uomo solo perché la responsabile è troppo stanca. Si tratta di omicidio, comunque. Che ne è del primo uomo, cruciale cammeo di 1 minuto, che era stato condannato a causa di uno stupro ai danni di Rosamund? Lui non parla e la polizia non si accorge di nulla. Probabilmente basterebbe digitare il nome nei database della polizia americana per avere tutta la storia di condanne e denunce, per vedere che Rosamund l'aveva denunciato molti anni prima per lo stesso tipo di stupro (ad essere precisi trattasi di cravatte regalate).
Ok, il potere dei media nell'America del Missouri è praticamente assoluto, ma personalmente non posso più crederci. Il film ha smesso di essere film ed è divenuto una sequenza ininterrotta d'immagini proiettate sullo schermo.
E tu, caspita, Ben Affleck perché non parli?
Tutti questi interrogativi mal riposti non sarebbero sorti con un banale finale, "tragedia" o "commedia" che fosse. Il film non sarebbe stato un capolavoro forse, ma sarebbe stato certamente più credibile. Scusa Fincher, non mi hai convinto.
In una cittadina del Missouri un uomo (Ben Affleck) torna a casa e la trova stranamente sottosopra. Teme il rapimento della moglie (Rosamund Pike) e chiama la polizia.
La polizia comincia a indagare sul caso e i più semplici indizi sembrano incastrare il marito come colpevole. Per gli spettatori, che imparano a conoscere da vicino Ben Affleck, la situazione non è chiara, ma per media e masse si tratta ovviamente di uxoricidio.
Eppure Gone Girl è un giallo, nessuno degli spettatori potrebbe credere così facilmente alla colpevolezza di Ben. E infatti l'ispettrice di polizia che si occupa del caso non ha paura di avvertirci a chiare lettere, rispondendo a un suo collega paurosamente privo di spessore, che "spesso la soluzione più semplice non è quella vera".
Quindi - forse anche troppo presto e in modo abbastanza brusco - veniamo catapultati nella versione reale dei fatti, dove una moglie psicopatica ha architettato la messa in scena del suo omicidio per incastrare il marito, e si nasconde in un motel sperduto tra i boschi facendosi letteralmente del male.
(Ma perché? Perché questa donna è ossessionata dall'incastrare gli uomini con cui sta? La ragione è a malapena accennata, e potrebbe essere il malsano rapporto coi genitori che hanno usato il suo nome per creare tra le pagine dei libri l'immagine di una figlia perfetta. Forse però: azzardo.)
Ebbene, il povero Ben Affleck è appeso a un filo perché nello stato del Missouri applicano la pena di morte. Cosa farà a questo punto Fincher (o l'autore del libro da cui il film è tratto)? Non ci dà una soluzione totalmente a favore dell'uno o dell'altra. Non ci dà né il bramato happy ending, dove Ben Affleck viene scagionato e la moglie incarcerata, e non ci dà nemmeno la tragedia, dove la moglie se la squaglia e lascia il marito nel braccio della morte. Ci dà una via di mezzo.
Di successo?
Personalmente non amo il thriller, ma so unire i puntini: che ne è delle settimane di video ripresi nella casa del riccone ucciso? La comparsata di Rosamund Pike legata e urlante dura sì e no 30 secondi e non vale i giorni seduta tranquilla a guardare la TV. Che ne è poi delle indagini sul riccone ucciso? Non è possibile che la polizia, anzi l'FBI - perché con un saggio deus ex machina il caso è stato tolto all'ispettrice che iniziava a capirne qualcosa - non indaghi sull'omicidio dell'uomo solo perché la responsabile è troppo stanca. Si tratta di omicidio, comunque. Che ne è del primo uomo, cruciale cammeo di 1 minuto, che era stato condannato a causa di uno stupro ai danni di Rosamund? Lui non parla e la polizia non si accorge di nulla. Probabilmente basterebbe digitare il nome nei database della polizia americana per avere tutta la storia di condanne e denunce, per vedere che Rosamund l'aveva denunciato molti anni prima per lo stesso tipo di stupro (ad essere precisi trattasi di cravatte regalate).
Ok, il potere dei media nell'America del Missouri è praticamente assoluto, ma personalmente non posso più crederci. Il film ha smesso di essere film ed è divenuto una sequenza ininterrotta d'immagini proiettate sullo schermo.
E tu, caspita, Ben Affleck perché non parli?
Tutti questi interrogativi mal riposti non sarebbero sorti con un banale finale, "tragedia" o "commedia" che fosse. Il film non sarebbe stato un capolavoro forse, ma sarebbe stato certamente più credibile. Scusa Fincher, non mi hai convinto.